‘più di 30’ parenti di Rebiya Kadeer in prigione
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- Pubblicato Lunedì, 30 Ottobre 2017 23:24
Secondo la leader uigura essi sono in prigione o nei campi di lavoro forzato (rieducazione). Ma la loro sorte è simile a quella di “milioni di famiglie uigure”. Controlli e arresti in aumento.
Più di 30 parenti della leader uigura Rebiya Kadeer sono in prigione, compresi due suoi figli che erano stati già detenuti per “attività di secessione” e per “evasione di tasse” .
Lo conferma la stessa Kadeer, dicendo che ella non è sicura dei luoghi in cui i suoi parenti sono incarcerati, ma è probabile che essi siano “stati mandati in prigione o nei campi di rieducazione”. Dallo scorso aprile migliaia di uiguri accusati di “estremismo” e di visioni politiche “non corrette” hanno subito la stessa sorte.
A Rfa, la Kadeer ha dichiarato: “Dei miei parenti più stretti - compresi I miei figli e I miei nipoti, almeno 11 persone sono detenute. Ma se include i figli di mio fratello e altri parenti, sono arrestati più di 30”.
In ogni modo, la leader uigura ha sottolineato che la sua famiglia è solo una dei “milioni di famiglie uigure… che pagano il prezzo per chiedere i nostri legittimi diritti”.
3 donne provenienti dai paesi musulmani riceverci premio per i diritti umani
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- Pubblicato Venerdì, 01 Gennaio 2016 01:01
Ayaan Hirsi Ali, Irshad Manji e Rebiya Kadeer si sono riuniti Giovedi da diversi angoli del mondo.
Uno di loro è sopravvissuto abuso infantile, la violenza e un matrimonio forzato in Somalia. Un altro riceve minacce di morte frequenti e è stato vittima di un attacco da parte di estremisti musulmani in Indonesia.
E l'altro trascorso sette anni di carcere in Cina.
Su un palcoscenico unico Giovedi a Washington, DC, si guardarono l'un l'altro più volte senza scambiare una sola parola. L'aspetto in comune erano una riaffermazione implicita di ciò che li univa: la lotta per i diritti umani.
Giovedi, su Internazionale dei Diritti Umani, le tre donne sono stati assegnati il Premio Lantos per i diritti umani.
Il premio prende il nome Congresso degli Stati Uniti Tom Lantos, l'unico sopravvissuto all'Olocausto mai eletto al Congresso. Lantos era un sostenitore feroce per i diritti umani, e la sua eredità può essere sentito nelle sale di Capitol Hill, dove il Tom Lantos Human Rights Commission funge ordinariamente da un forum che difende i diritti umani in tutto il mondo.
Dal 2009, la Fondazione Lantos ha assegnato il premio annuale. Negli anni precedenti, si è passati al Dalai Lama e il cinese attivista Chen Guangcheng diritti umani, tra gli altri.
Quest'anno, per la prima volta, tre donne di provenienza musulmana ha ricevuto il premio.
Da bidello al Parlamento
Ayaan Hirsi Ali è nata in Somalia nel 1969. Come una ragazza, ha sopportato le mutilazioni genitali femminili. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, più di 125 milioni di femmine - di solito di età inferiore ai 15 - sono stati sottoposti al processo.
Foto Ayaan Hirsi Ali
Più tardi, Hirsi Ali è stata costretta dal padre a sposare un lontano cugino. Fu allora che decise di fuggire in Olanda.
Lì, lei è passato dall'essere un bidello e un traduttore per un membro del Parlamento olandese. Per anni, ha dedicato la sua vita alla lotta per i diritti delle donne. Nessuna religione o la cultura giustifica abusi contro le donne, dice.
"Il fatto che la mia religione, la religione sono cresciuto in - io non sono un musulmano più ma la religione sono cresciuto in - viene utilizzato come strumento per uccidere la gente, a violentare le donne, per diffondere l'antisemitismo, per gettare gay persone provenienti da edifici alti, è imbarazzante, è disgustoso, e mi sento responsabile di uscire e dire qualcosa e fare qualcosa al riguardo nei modi più pacifici ", ha detto Hirsi Ali.
Ma quei mezzi pacifici possono innescare la violenza in altri.
Regista Theo Van Gogh ha lavorato con Hirsi Ali Sottomissione, un film sulla oppressione delle donne musulmane. In 2004, Van Gogh è stato accoltellato a morte in pieno giorno nelle strade di Amsterdam. L'autore, che aveva legami terroristici, ha lasciato un biglietto appuntato sul petto di Van Gogh.
E 'stata una minaccia di morte contro Hirsi Ali.
Ma le minacce di morte, non le hanno impedito di lottare per i diritti delle donne in tutto il mondo.
Rifiuto la segue
Irshad Manji, 46, è nato in Uganda e si è trasferito in Canada quando aveva quattro anni. Lì, è cresciuta in una famiglia violenta. Con il tempo lei era 14, fu espulso dalla scuola islamica di fare troppe domande.

Così ha iniziato a studiare l'Islam da sola. Fu allora, dice, che si rese conto che poteva conciliare la sua fede con libertà e dei diritti diversi.
Per anni, è stata una voce importante nella riforma dell'Islam.
Il suo lavoro non è stato ben accolto in molte parti del mondo, e lei riceve tante minacce di morte che le finestre del suo appartamento sono a prova di proiettile. Durante apparizioni pubbliche, gli estremisti musulmani hanno preso d'assalto e ha chiesto la sua esecuzione.
Manji ha detto che ricevere il premio è qualcosa di più di un semplice Islam. Si tratta di tutti gli esseri umani.
"Questo premio rappresenta per me la rara qualità che credo che ogni essere umano ha la capacità di sviluppare, ma la maggior parte di noi non danno a noi stessi il permesso di sviluppare, e che è il coraggio morale - il che significa fare la cosa giusta in faccia delle tue paure ", ha detto Manji.
Imprigionato per 6 anni
Rebiya Kadeer è conosciuta come la "Madre di tutte le uiguri", una popolazione musulmana oppressa nel nord-ovest della Cina.

Kadeer, 69, è venuto dalla povertà. Ora è un imprenditore milionario. Ma, soprattutto, è uno dei volti degli Uiguri, un gruppo che dice che è stato vittima da parte del governo cinese per decenni.
Kadeer ricoperto diversi incarichi nella vita politica cinese prima di essere arrestato in 1999 per passare le pubblicazioni a suo marito, che all'epoca viveva negli Stati Uniti e lavora per Radio Free Asia e Voice of America. Lei è stato accusato di fornire materiali confidenziali di una persona al di fuori del territorio cinese.
Nel 2005, è stata liberata e si trasferì negli Stati Uniti. Lei è ancora un feroce critico delle autorità di Pechino e il loro trattamento di musulmani cinesi.
"La questione uigura non è un problema Uighur", ha detto Kadeer. "E 'un problema del governo cinese. Una situazione generata dalla negazione sistematica di uiguri dei diritti umani e delle libertà fondamentali."
L’Associazione Americana degli Uiguri commemora i dieci anni della liberazione di Rebiya Kadeer
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- Pubblicato Giovedì, 19 Marzo 2015 10:24
Dieci anni sono trascorsi da quando, il 17 marzo 2005, in piena notte, Rebiya Kadeer fu svegliata dalle guardie nella famosa prigione di Liudaowan. Una vittoria che tutt’oggi rimane un pilastro nella storia del Turkestan Orientale e dei diritti umani in Cina.
L’Associazione Americana degli Uiguri è dunque molto felice di commemorare una giornata così importante e coglie l’occasione per ringraziare il governo americano per l’instancabile impegno mostrato per garantirle la liberazione.
La signora Kadeer ha ricoperto la carica di presidente dell’Associazione Americana Uigura (UAA) dal 2006 al 2011 ed è il presidente del Congresso Mondiale Uiguro. Dopo il suo rilascio ha fondato l’International Uyghur Human Rights and Democracy Foundation e ha viaggiato in tutto il mondo per far luce sulla questione nello Xinjiang.
Il presidente delle UAA, Alim Seytoff, descrive l’Uigura come il simbolo della repressione pacifica del suo popolo contro il pugno di ferro cinese ed elogia la forza e il coraggio da lei mostrato anche quando il gigante rosso ha attuato pesanti ritorsioni sulla sua famiglia, senza tuttavia dissuasa dall’intento di informare il mondo sulla condizione in cui versa la minoranza. Seytoff prosegue dicendo: “Sebbene noi possiamo commemorare i dieci anni di libertà della signora Kadeer, gli uiguri, in Cina, vivono tuttora un’esperienza terribile per quanto concerne i diritti umani”.
Inoltre, la nuova legge antiterrorismo, essendo poco chiara, getta fango sulla popolazione dello Xinjiang e tenta di legittimare al mondo l’operato cinese nella zona. Pertanto Seytoff invita a guardare con scetticismo tali provvedimenti e a focalizzare l’attenzione sulle violazioni dei diritti di base che stanno attuando.
Gli uiguri sono continuamente arrestati per le loro manifestazioni pacifiche, non è un caso che Ilham Tohti e Gulmire Imin, rispettivamente un professore e un webmaster, sono stati imprigionati per aver esercitato la loro libertà di parola. A loro si aggiungono Akbar Imin, l’autore Nurmunhammet Yasin, che ha mostrato le evidenti restrizioni legate alla libertà artistica e Abdukiram Abduweli e Alimjan Yimit per quanto riguarda la libertà di religione.
La storia di Rebiya Kadeer ha molto da farci riflettere, perché solo pochi al mondo possono vantare tanta tenacia, forza d’animo e dedizione alla causa.
Finché ci sarà chi, come lei, continuerà a dar voce ad un popolo che vive in condizioni disumane, si potrà sognare un futuro dignitoso per loro e per la Cina e per questo è fondamentale che le associazioni continuino a dar loro speranza per farli rialzare ancora una volta, come Rebiya ha insegnato
Breve biografia di Rebiya Kadeer
Rebiya Kadeer non è solo la madre di undici figli, è anche una leader per i diritti umani e un’incredibile donna d’affari. Partendo da una situazione di grave disagio economico, ha avviato un business multimilionario che le ha permesso di aiutare moltissimi uiguri, in particolare le donne della città di Urumqi, creando nel dicembre 1997 il “Thousand Mother’s Movement” per agevolare l’avvio delle loro attività.
La signora Kadeer ha ricoperto il ruolo di delegata sia presso il Congresso Nazionale del Popolo, che per la Conferenza Politica Consultiva del Popolo Cinese e nel 1995 anche per La Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne, organizzata dalle Nazioni Unite.
Da sempre vista come modello di successo e filantropia uiguro, l’atteggiamento del partito riguardo la leader è cambiato quando, nel marzo 1997, durante una sessione dell’Assemblea Nazionale del Popolo, la Kadeer ha criticato l’operato del governo cinese. Nel suo discorso ha chiesto al partito di onorare l’autonomia conferita al popolo uiguro e di rispettare i loro diritti umani. Poco dopo Rebiya è stata spogliata di tutte le sue cariche istituzionali e le è stato applicato il divieto di viaggiare all’estero.
Nel 1999 è stata arrestata nel tentativo di incontrare la delegazione del Congresso americano, che era in visita nel Turkestan orientale per indagare sulla situazione dei diritti umani.
È stata condannata a otto anni nel marzo 2000 a seguito di un processo segreto e costretta a trascorrere due anni in isolamento. Ha anche assistito a brutali abusi e torture inferte ai suoi connazionali detenuti.
Il caso della leader uigura ha avuto una grande eco mondiale grazie all’attenzione dedicatale da Amnesty International e da Human Rights Watch. Purtroppo il suo rilascio, ufficialmente giustificato da motivi medici, è avvenuto solo il 17 marzo 2015, tre giorni prima della visita ufficiale del Segretario di Stato Condoleezza Rice. Subito dopo, il governo americano le ha concesso lo status di rifugiata politica, mentre la Cina, come ritorsione per quanto dovuto accettare, ha intensificato la persecuzione dei figli e dei familiari della donna.
Sin dal suo arrivo negli Stati Uniti, Rebiya ha intrapreso una strenua lotta per i diritti del suo popolo, tanto da essere candidata al Premio Nobel per la Pace. Nel settembre 2005 ha fondato a Washington l’International Uyghur Human Rights and Democracy Foundation al fine di promuovere i diritti umani per le donne e i bambini uiguri nel Turkestan Orientale. Nel 2006 è stata eletta presidente della Associazione Americana degli Uiguri e nel novembre dello stesso anno anche presidente del Congresso Mondiale degli Uiguri, che rappresenta gli interessi collettivi della diaspora uigura nel Turkestan e nel mondo.
La mappa futura del mondo
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- Pubblicato Venerdì, 20 Settembre 2013 00:50
Ci sono diverse risorse che forniscono mappe che rappresentano il futuro panorama geofisico del pianeta Terra. non forniscono alcun dettaglio su quando o quale evento provocerà questi cambiamenti. La mappa sono fornite come informazioni che possono o non possono essere importanti per la comprensione degli eventi futuro.
Questa mappa è disponibili per illustrare le possibilità, e non è da considerarsi fatto assoluto. ma comunque sulla mappa si vedi il teretorio del Turkestan Orientale è una dei più bella terra del mondo in futuro.
Uighur Woman: China Killed My Infant, Electrocuted Me in Muslim ‘Concentration Camp’
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- Pubblicato Sabato, 15 Dicembre 2018 00:07
WASHINGTON, D.C. — Mihrigul Tursun wept as she told reporters at a press conference in Washington, DC, on Monday about her months of internment at what she called a Chinese “concentration camp.”
Tursun said she was repeatedly stripped naked and interrogated, forced to take drugs, and made to subsist on a starvation diet of bread and broth — all while being separated from her infant triplets, one of whom died at the hands of doctors whom she said force-fed the children through a shunt in their necks.
Tursun is a Uighur Muslim, one of what could be millions of members of ethnic and religious minorities imprisoned in what the Communist Chinese government is defending as “training centers” where individuals are taught the Mandarin language and Chinese culture.
Tursun, 29, said that, as a 12-year-old, Chinese authorities took her from her family to attend a Chinese school. Her internment as an adult began after she studied in Egypt, where she met and married her husband and gave birth to triplets — two boys and a girl.
When she returned to her family in the western Xinjiang region of China to get help caring for her children, Tursun says she was arrested and government officials took her children.
The next time she was allowed to see her children, she was told one of her sons had died after what she believes was force-feeding.
Tursun said she was stripped naked, interrogated for days without sleep about her activities in Egypt, had her head shaven, and was subjected to an intrusive medical examination after her second arrest in 2017. When she was arrested a third time, the treatment became even more brutal.
“The authorities put a helmet-like thing on my head, and each time I was electrocuted, my whole body would shake violently and I would feel the pain in my veins,” Tursun told reporters through a translator at the National Press Club.
“I begged them to kill me,” Tursun said.
Tursun also wept when the translator shared her witnessing the death of others in the camp, some of whom she said were gravely ill but were denied medical treatment.
The detainees were forced to chant praise for Chinese dictator Xi Jinping and were punished if they could not accurately speak or sing the pro-government message, Tursun said.
Tursun appeared with representatives of 278 China scholars from around the globe who held the press conference to announce a statement they signed calling on China to shut the camps and stop the persecution of Uighur Muslims, Tibetan Buddhists, Falun Gong practitioners, and other ethnic and religious minorities.
“Academia has lost its moral grounding,” Timothy Grose, an assistant professor in Chinese Studies at Rose-Hulman Institute of Technology in Indiana, told reporters of what motivated he and other academics to join the campaign.
The news of the mass internment of Uighurs in China is finally getting attention from the international community, the panel of scholars said at the press conference.
Al Jazeera reported that, in August, the United Nations Human Rights Council received credible reports that one million or more Uighurs and other minorities were being held in what appeared to be “massive internment camp that is shrouded in secrecy.”
Thanks to a journalist with Radio Free Asia (RFA), who alerted the United States of Tursun’s plight after she was allowed to take her children back to Egypt, she escaped her planned return to China. The State Department worked with the Egyptian government to allow Tursun to come to the United States where she is now living with her son and daughter.
Tursun thanked Americans and the U.S. State Department for saving her life and those of her children and said she has lost contact with her family and feels extreme guilt about their fate, but said she had to tell the truth about what is going on in China.
That truth-telling includes testifying at a Congressional Executive Committee on China hearing on Wednesday in Washington, DC, where Tursun will join other religious minorities who will share their stories about persecution in China.
The co-chairmen of the committee — Rep. Chris Smith (R-NJ) in the House and Sen. Marco Rubio (R-FL) in the Senate — have introduced the Uyghurs Human Rights Act of 2018, which calls on China to stop persecuting its citizens because of their religious beliefs and other actions.
“The current assault on religion in China is the most comprehensive effort to manipulate and control religious communities since the Cultural Revolution as the Communist Party of China expands its efforts to systematically transform the very nature of religious communities viewed as threats to the Communist Party dominance—Christians, Muslims, and Tibetan Buddhists in particular,” Smith said at a commission hearing on the issue in July.
“The jailing without charges of over a million Uyghurs and other Muslims is a staggering affront to human dignity and international law,” Smith said. “The [Trump] administration has taken the lead in denouncing publicly what China is doing to the Uyghurs and the bipartisan Uyghur Human Rights Act allows the Administration to coordinate efforts to respond across different agencies.”
The panel at the press club called on governments around the world to put sanctions in place against the Chinese government and said universities should end their partnerships with Chinese educational entities until the camps are closed.
“It is the intention of the organizers of this action to continue to collect signatures to this statement from academics around the world as a means of demonstrating our grave concern regarding this mass internment and psychological torture of innocent civilians on the basis of the ethnic identity and religion,” the statement reads.
The Associated Press reported:
Chinese authorities have denied that the internment camps exist but say petty criminals are sent to “employment training centers.”
The State Department estimates that since April 2017, the Chinese government has detained 800,000 to possibly more than 2 million Uighurs, Kazakhs and other Muslims in political re-education camps.
“The United States will continue to call on China to end these counterproductive policies and free all those arbitrarily detained,” the State Department said. “We are committed to promoting accountability for those who commit human rights violations and abuses, including by considering targeted measures against Xinjiang officials.”